Uomo e tecnologia: questione di età? (di Eleonora PIETROPAOLI)

Riflessioni sulla conferenza SENIOR, COMPETENZE FINANZIARIE, NUOVE TECNOLOGIE E COVID-19. RISULTATI DI UN’INDAGINE CONDOTTA NEL NORD ITALIA da Rinaldi e Zenga,  DI.SEA.DE, Università degli studi di Milano Bicocca

di Eleonora Pietropaoli

Nel Maggio 2020, la redazione di ApertaMenteWeb aveva segnalato  una raccolta di studi che evidenziavano gli effetti negativi dell’isolamento sociale sulla salute fisica e psicologica degli anziani e di come le nuove tecnologie potessero contrastare, almeno in parte, l’esclusione sociale indotta dalle misure di sicurezza anti COVID-19 (vedi https://www.apertamenteweb.com/covid-19-le-conseguenze-dellisolamento-degli-anziani-e-possibili-interventi-di-eleonora-pietropaoli )

Il nostro articolo affrontava la possibilità di attingere agli strumenti digitali, dai telefoni cellulari con l’uso di Whatsapp , alle piattaforme video come Skype , per garantire il mantenimento di trattamenti terapeutici già avviati, ma anche per conservare vive le relazioni interpersonali con i propri cari e con il contesto sociale più allargato.

Se quindi la tecnologia può essere considerata un aiuto per compensare alcuni limiti imposti dalla pandemia, è anche vero che non tutte le persone si affacciano al mondo digitale con la stessa facilità o dimestichezza. Sulla  scia di queste riflessioni, a molti è sembrato altrettanto logico chiedersi quale rapporto abbiano attualmente gli over 65 con gli strumenti della nuova era digitale e che uso ne hanno fatto durante il lockdown del 2020.

Si è interessato a rispondere a queste domande il gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze Economico-Aziendali e Diritto per l’economia (DI.SEA.DE)  dell’Università degli studi di Milano Bicocca che da diversi anni si occupa di educazione finanziaria e Financial Literacy.  Questo concetto, forse poco familiare a noi psicologi, sostanzialmente si riferisce a quell’insieme di conoscenze e competenze “virtuose” che permettono di gestire adeguatamente le proprie finanze, come ad esempio la capacità di prendere decisioni, pianificare  efficacemente le entrate e le uscite del denaro, organizzare eventuali spese straordinarie e così ancora.

Il dipartimento ha dunque promosso una ricerca dal titolo Senior, competenze finanziarie, nuove tecnologie e COVID-19 , mirata a valutare il rapporto tra over 65Financial Literacy, tecnologia e bisogni della popolazione della terza età, durante la pandemia da COVID-19.  Lo studio è stato condotto da un team multidisciplinare costituito dalle dottoresse Emanuela Rinaldi e Mariangela Zenga, che hanno esposto e discusso i risultati nella conferenza di presentazione del 7 maggio 2021 e dalla quale sono emersi interessanti spunti di riflessione anche dal punto di vista psicologico.

La ricerca

La ricerca ha interessato 328 senior residenti nelle regioni più colpite dal virus  (Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto ed Emilia Romagna), e per questo particolarmente esposti dall’isolamento sociale nei mesi tra marzo e maggio 2020.

Il campione di soggetti è stato contattato tramite diversi canali: associazioni del terzo settore, profili online pubblici, influencer, community, ma anche  attraverso i contatti personali dei ricercatori stessi.

Gli over 65 capaci di gestire i servizi di posta elettronica sono stati inclusi nella ricerca e suddivisi per fasce di età. A ognuno di essi è stato somministrato un questionario online che indagava il rapporto con le nuove tecnologie, le abitudini di consumo e di utilizzo dei servizi di pubblica amministrazione e dei servizi di banking online. A chiudere il quadro, alcune domande miravano a indagare la presenza di ostacoli e bisogni, che rispettivamente potevano sfavorire, o al contrario stimolare ,l’uso di strumenti digitali.

I risultati della ricerca: senior moderni ma diffidenti!

A dispetto delle previsioni comuni, i senior dello studio (Rinaldi, Zenga, 2021) hanno dato prova di possedere una “dieta mediatica ricca” e un’ elevata istruzione in termini sia di digital literacy sia di financial literacy.

Grazie a queste capacità hanno infatti conquistato la simpatica definizione di “moderni ma diffidenti” tanto per le rilevate competenze digitali, quanto per una certa quota di diffidenza, che vedremo  essere determinata dal timore di incappare in truffe e frodi online.

Nello specifico, si è osservato che all’interno del campione i soggetti tecnologicamente più attivi hanno un’età compresa tra i  65 e ai 74 anni, sono prevalentemente uomini,  vivono con un’altra persona, godono di buona salute e presentano un’alta scolarità. Queste persone infatti, sono in grado di fare spese online, utilizzare l’homebanking e gestire virtuosamente le proprie finanze. Sono altresì capaci di interfacciarsi con le pubbliche amministrazioni tramite i portali digitali.

Che cosa è cambiato durante il lockdown?

Per quanto riguarda l’indagine che indagava il cambiamento nelle abitudini digitali durante il periodo di isolamento sociale, i dati della ricerca evidenziano:

  • un maggior utilizzo del telefono cellulare per collegarsi a Internet e rimanere in contatto con il mondo esterno;
  • un più frequente accesso ai social come Facebook e WhatsApp per colmare la riduzione delle interazione sociale
  • un aumento nell’impiego di carte di credito per acquistare cibo e altri beni di consumo;
  • una più frequente esposizione a truffe e frodi online.

 Con quali difficolta si sono scontrati i nostri senior?

Da quanto emerso nella ricerca, vi sono differenti ostacoli che affiorano durante la navigazione e che possono demotivare l’utilizzo di siti istituzionali e portali digitali:

  • eccessivo impiego di termini inglesi;
  • caratteri di scrittura troppo esigui;
  • scarsa intuitività dei siti e repentini cambiamenti di grafica che disorientano gli over 65;
  • paura di sbagliare e difficoltà nel poter contattare gli operatori dei call center per essere assistiti nelle procedure di registrazione a siti istituzionali;
  • difficoltà nella creazione e gestione di password con vincoli obbligati;
  • timore di incappare in truffe online e non essere in grado di gestirne le conseguenze quanto di trovare le soluzioni

Emergono inoltre limitate possibilità di accrescere le conoscenze informatiche, poiché la maggior parte dei corsi non si focalizzano sulle esigenze e sugli interessi della popolazione della terza età.

Cosa si aspettano i senior dalla nuova tecnologia digitale?

Un’area della ricerca è stata indirizzata all’esplorazione dei bisogni della “popolazione grey” che potrebbero influenzare l’utilizzo della tecnologia digitale.

I risultati hanno messo in luce tre punti principali:

  1. La maggior parte dei senior manifesta il desiderio di apprendere e utilizzare applicazioni grafiche per scaricare, archiviare e modificare immagini fotografiche e video.
  2. Una percentuale meno cospicua dichiara invece di essere interessata ad avvalersi dei servizi online di homebanking e pubblica amministrazione,
  3. In ultimo, una più esigua percentuale di over 65 vorrebbe migliorare l’uso dello smartphone.

Sebbene il percorso verso il mondo virtuale sia disseminato da piccoli e grandi ostacoli, gli over 65  continuano a nutrire aspettative che vedono nella tecnologia digitale un veicolo per migliorare il benessere personale, sia da un punto di vista emotivo, poiché gli strumenti digitali offrono l’opportunità di condividere elementi carichi di significati affettivi, sia da un piano più concreto, poiché i servizi online possono facilitarli nell’adempimento di faticose pratiche burocratiche .

I nostri servizi tecnologici sono davvero in grado di soddisfare gli over 65?

Contro ogni aspettativa i dati esposti dal Dipartimento di Scienze Economico-Aziendali e Diritto per l’economia (DI.SEA.DE)  dell’Università degli studi di Milano Bicocca sembrano indicare un campione di senior molto più evoluto di quanto l’immaginario sociale  tenda a credere.

Parte di questi risultati  può essere spiegata dalla natura del campione stesso, il quale, lo ricordiamo,  era  selezionato proprio fra quegli anziani che avevano una maggiore dimestichezza digitale, tanto da essere in grado di ricevere il questionario online, compilarlo e rinviarlo.

Tuttavia, se anche questo fosse vero, sarebbe ugualmente un segnale che ci indica quanto l’espressione “terza età”, attribuita convenzionalmente agli over 65, non sia oggigiorno un termine che riesce a rappresentare adeguatamente l’eterogeneità degli individui che ne fanno parte, nè tantomeno a identificare le potenzialità della “popolazione grey” nell’ adattarsi al contesto moderno.

Se ci affidiamo a un’ottica socio-biologica (Trivers 1971), dove si riconosce che il funzionamento della collettività si basa sulla cooperazione e sull’interesse comune, dobbiamo immaginare che il processo di avvicinamento al mondo digitale non possa realizzarsi appieno se agli sforzi dei senior non si affiancano altrettanti sforzi da parte del mondo digitale per comprendere e  soddisfare le loro  esigenze.

Inoltre le scienze psicologiche, la sociologia e il marketing insegnano che ogni persona, in quanto consumatore, si rivolge al mercato per richiedere beni e servizi capaci di soddisfare i propri bisogni. Allo stesso tempo il mercato deve essere preparato a offrire altrettanti prodotti in grado di esaudire quelle richieste. Conoscere gli individui di qualsiasi fascia di età, comprenderne i processi cognitivi ed emotivi, quanto anche le influenze esercitate dai fattori socio culturali, sono passaggi indispensabili per una soddisfacente relazione di benessere tra i membri di una società che beneficiano dello scambio di servizi, della collaborazione reciproca e della funzionalità.

Se pensiamo ad esempio alle difficoltà che i nostri senior hanno incontrato nella navigazione su siti istituzionali, ci accorgiamo quanto la transazione tra cittadino e istituzione abbia avuto esito negativo. Tale fallimento ci porta  a riflettere sull’eventualità di un disallineamento non tanto fra over 65 e tecnologia, quanto invece tra over 65 e prodotti tecnologici non conformi alle caratteristiche della “popolazione grey”.

Invece se si riuscisse a cooperare verso scopi condivisi, si potrebbero utilizzare queste stesse problematicità per realizzare sistemi digitali più adeguati  alle esigenze e alle caratteristiche del cliente over 65, come anche corsi informatici e quanto altro possa favorire una riduzione del divario tra domanda e richiesta.

La possibilità di accedere a strumentazioni digitali  più fruibili contribuirebbe a rendere gli ultrasessantenni maggiormente confident e per questo più stimolati ad accedere alle procedure online, con beneficio dell’intera collettività che vedrebbe, da una parte l’uso più efficiente degli investimenti economici sui servizi digitali, dall’altra un reale snellimento delle procedure burocratiche.

In questo caso i dati esposti dal DI.SEA.DE. potrebbero offrire l’opportunità di definire un più chiaro profilo dei senior moderni e contribuire così all’individuazione di quei processi cognitivi e affettivi che sono alla base  della scelta di avvalersi o meno della tecnologia.

Rimanendo nell’ottica di una maggiore comprensione dei meccanismi dell’apprendimento e del decision making, gli studi di Minagawa (2013) sul  ruolo delle emozioni nel condizionare una scelta, sottolineano come quest’ultima sia legata ad una componente razionale e a  una emotiva quale ad esempio l’indice di piacevolezza. Più un’attività è gradevole e gratificante, e più le persone tendono a sottostimare la durata dell’impegno e la fatica per svolgerla. Allo stesso modo, impiegare il proprio tempo in una mansione piacevole favorisce la prosecuzione della stessa o la preferenza per  attività simili.

Inoltre per la Teoria della Selettività Socio-Emozionale (Carstensen 1992, 1993), man mano che le persone invecchiano incorrono in un decadimento cognitivo, ma il loro funzionamento emotivo continua a progredire.  La consapevolezza di aver a disposizione minor tempo influisce sulla motivazione e sugli scopi: i senior tendono a cambiare prospettiva e priorità, privilegiando gli obiettivi emotivamente appaganti e significativi come le relazioni affettive e le esperienze emotivamente positive.

Le informazioni provenienti da questi dati sembrano quindi convergere con quanto osservato negli studi sull’Intelligenza emotiva, che evidenziano come sia importante, a livello celebrare, la dimensione emozionale nel processo di apprendimento. Essa non solo influenza la percezione, la memoria, il movimento, ma risveglia anche la curiosità, l’innovazione e l’azione finalizzata al raggiungimento di obiettivi.

Non a caso i senior che hanno partecipato alla ricerca di Rinaldi e Zenga hanno manifestato  il desiderio di apprendere ed utilizzare proprio quelle applicazioni grafiche che permettono di accedere al piacere della  condivisione, attraverso lo scambio di elementi carichi di significato affettivo come le  fotografie e i video.

I processi emotivi, in quanto spinta motivante, potrebbero quindi assumere un ruolo fondamentale nel passaggio da un uso passivo a un uso attivo della tecnologia e svolgere una funzione di sostegno nel superamento delle difficoltà legate alla strumentazione digitale.

A conclusione, il percorso verso il mondo virtuale è disseminato da piccoli e grandi ostacoli che disarmano e a volte preoccupano le generazioni meno recenti. Tuttavia è impossibile ignorare la trasformazione che la tecnologia ha determinato nella vita di tutti noi, nei  modi, nei tempi e nei contenuti della comunicazione, nei  rapporti interpersonali, nella trasmissione delle informazioni e del sapere.

I senior possono vivere questo cambiamento in modo ambivalente, affascinati dai nuovi strumenti e allo stesso tempo spaventati all’idea di aver perso i riferimenti culturali che li hanno accompagnati per una lunga parte della loro esistenza, in bilico tra la constatazione del cambiamento e la disposizione all’adattamento.

Tuttavia, e questo ci conforta, il rapporto tra l’uomo e gli strumenti  ha un andamento bidirezionale: tramite gli strumenti l’uomo supera i vincoli dell’ambiente, ma, nel contempo, si modifica egli stesso attraverso l’uso che ne fa ( Vygotskij 1934).

 

Eleonora Pietropaoli, Psicologa, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR, Centro Clinico De Sanctis, Roma

BIBLIOGRAFIA

Tutti i dati della ricerca sono tratti da Rinaldi E.E., Zenga M. (2021), «Moderni ma diffidenti: risposte da un’indagine sui senior nel nord Italia», presentazione presso il webinar “Senior, competenze finanziarie, nuove tecnologie e COVID-19. I risultati di un’indagine nel nord Italia”, organizzato da DISEADE, Università degli studi di Milano-Bicocca, 7 maggio

Carstensen, L. L. (1992). Social and emotional patterns in adulthood: Support for socioemotional selectivity theory. Psychology and Aging, 7, 331-338.

Carstensen, L. L. (1993). Motivation for social contact across the life span: A theory of socioemotional selectivity. In J. E. Jacobs (Ed.), Nebraska symposium on motivation: 1992, developmental perspectives on motivation (Vol. 40, pp. 209-254). Lincoln: University of Nebraska Press

Minagawa J. On the role of emotion in rational choice. Mind & Society, 2013. Nov;12(2):235-43

Trivers R.L. (1971). The evolution of reciprocal altruism. Quarterly Review of Biology, 46: 35-57

Vygotskij, L.S. (1934). Pensiero e linguaggio. Firenze, Giunti. 2007, in Piramonti D. A., Bambini e Tecnologie Digitali: opportunità, rischi e prospettive di ricerca, Scuola di Dottorato Università degli Studi Milano-Bicocca, 2017-2018

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