di Elisa Faretta, 2014, Mimesis Editore,
Milano, pp.281, Euro 23.00.
Recensione di LIUVA CAPEZZANI *
Il testo, curato da Elisa Faretta, illustra in soli dieci capitoli il primo innovativo contributo clinico e scientifico dell’EMDR nella riformulazione di tre aree tradizionali della psiconcologia: l’eziopatogenesi e la fenomenologia della risposta traumatica alla malattia oncologica, l’approccio terapeutico per gli ambiti di sofferenza che coinvolgono il paziente, la famiglia, la coppia e l’operatore sanitario, l’epistemologia della ricerca in psiconcologia. Con riferimento alla prima area, antecedentemente all’avvento dell’EMDR, ogni disagio psicologico alla malattia neoplastica veniva inteso sia come espressione di crisi ed emergenza dell’intero ecosistema del paziente che come scarsa disponibilità ed impoverimento delle risorse necessarie ad un coping funzionale alle esigenze imposte dalla malattia e dal percorso di cura. Il concetto di traumatizzazione era declinato prevalentemente a rappresentare l’impatto emotivo evocato dalla diagnosi, dalle ferite fisiche, esse stesse di per sè un trauma, dall’adattamento faticoso e resistente ai cambiamenti imposti all’immagine di sè come ai ruoli sociali, dal dolore e dagli eventi avversi connessi alle terapie mediche. Il testo presenta il modello neurofisiologico su cui si fonda l’EMDR, cioè l’Adaptive Information Processing (Elaborazione adattiva dell’informazione) e svela nelle evidenze scientifiche due questioni importanti.
La prima è che la risposta traumatica alla malattia, ogni forma sintomatica dello spettro traumatico, è riconducibile ad una difficoltà integrativa delle informazioni ad impatto non solo emotivo ma anche cognitivo, somatico, sensoriale quindi fisiologico ed ha riscontro in un cablaggio rigido delle reti neurali. Tradizionalmente la psiconcologia traduceva tale rigidità in non accettazione e scarsa capacità narrativa della propria esperienza. La seconda è che tale rigidità neurofisiologica può avere, sì, origini al momento della diagnosi, ma è predetta con molta attendibilità dalle storie di attaccamento pregresse, dagli eventi avversi di vita che hanno strutturato in memoria certa vulnerabilità nelle capacità integrative mente-corpo, quindi certa fragilità alla malattia e al suo adattamento. Tradizionalmente la psiconcologia traduceva il concetto di vulnerabilità e fragilità all’interno del modello biopsicolosociale e psiconeuroendocrinoimmunologico: mancava però di un chiaro riferimento teorico scientifico e longitudinale che collegasse la qualità dei legami di cura e attaccamento alle trasformazioni funzionali neurofisiologiche necessarie per la resilienza psicobiologica alla malattia.
Con riferimento al secondo punto, il testo illustra nel dettaglio l’approccio terapeutico dell’EMDR applicato alle problematiche di ciascuna fase di malattia e per le sofferenze di tutti gli attori coinvolti al processo di cura, dal paziente alla famiglia, alla coppia e agli operatori.
L’approccio con EMDR rinnova i tradizionali modelli terapeutici applicati in psiconcologia, potendosi integrare ad essi nell’ottica per esempio di una facilitazione alle capacità narrative ricercate dalla psiconanalisi, all’attivazione e rafforzamento delle risorse favorite nei modelli cognitivo comportamentali, nella prevenzione delle difficoltà di riadattamento ai contesti socio-familiari come focalizzato dai modelli sistemici. Soprattutto si integra ad essi nella risoluzione di ciò che tali modelli finora adottati lasciavano insoluto, cioè la paura della recidiva e l’evitamento dei controlli di follow-up a fronte anche di una guarigione clinica. Lavorare con EMDR sulle memorie traumatiche che riguardano la malattia significa infatti non solo favorire l’accettazione del problema, irrobustire le proprie strategie di copying, risolvere lo stato di crisi tra il paziente ed il suo ecosistema ma anche e soprattutto favorire l’apprendimento che il presente è diverso dal passato, che la paura della recidiva è una memoria del passato attiva nel presente ma non il presente, da rendere perciò inattiva ricollocando gli eventi nel giusto tempo. Con riferimento al terzo punto, il testo illustra tre ricerche, attualmente caposaldi della letteratura scientifica dell’EMDR in psiconcologia. In una vengono mostrati i correlati neurofisiologici della risposta traumatica associata alla malattia oncologia e della risposta al trattamento con EMDR. Si evidenzia come i percorsi neuronali di guarigione dal trauma oncologico siano gli stessi per la guarigione da traumi di natura non oncologica. Nella seconda ricerca è illustrato uno studio multicentrico comparativo sugli esiti della terapia cognitivo comportamentale dell’EMDR e della terapia di sostegno per il disturbo post traumatico da stress in pazienti oncologici.
Nella terza ricerca è invece mostrato uno studio monocentrico sugli esiti della terapia cognitivo comportamentale dell’EMDR sul disturbo post traumatico da stress ed altre manifestazioni psicopatologiche in pazienti oncologici, sia durante la fase attiva delle terapie mediche sia in fase di follow-up. Entrambi questi ultimi due studi danno evidenza della migliore efficacia dell’EMDR e mostrano una facilitazione di questo approccio rispetto ad altri già tentati di fronte ai limiti epistemologici della ricerca in psiconcologia. Il testo ha il merito di essere il primo volume della letteratura EMDR in psiconcologia ed ha una edizione anche in versione inglese. Merita una lettura da parte di tutti gli operatori che lavorano nell’ambito dell’oncologia perchè offre una comprensione olistica del vissuto traumatico reattivo alla malattia, che riconduce ad aspetti storici idiosincratici, alla neurofisiologia e alla rete del percorso di cura, rendendo meno riduzionistico il dualismo mente-corpo. Offre una visione articolata di un modello clinico operativo come l’EMDR che può essere adottato da tutti gli psicoterapeuti anche di diversa formazione e propone chiare evidenze che ne legittimano scientificamente l’adozione. Non può mancare nelle librerie di chiunque si occupi di psiconcologia rappresentando l’evoluzione teorica e tecnica più all’avanguardia di questa disciplina.
*Liuva Capezzani è psicologa, psicoterapeuta, psiconcologa. Coordinatore Sipo Marche 2015-2016
Commenti recenti