PERCHE’ CI INNAMORIAMO? E PERCHE’ CI LASCIAMO ?
La prima parte del libro di Canevelli e Lucardi, quella sull’innamoramento, è sicuramente la più interessante per tutti , terapeuti e non, terapisti familiari e cognitivisti, psicoanalisti e terapisti corporei. Perché è la parte in cui tutti, chi più chi meno, ci possiamo rispecchiare. Il grande mistero per cui una persona all’inizio di un rapporto ci sembra la persona più meravigliosa del mondo e sui perché glissiamo sui pur visibili difetti è l’amore.
La domanda più interessante che sorge dalla lettura del capitolo sull’innamoramento è: si tratta di un evento legato a fattori intrinsechi dell’individuo o appartiene alla coppia, alla relazione? Gli autori suggeriscono una lettura dell’innamoramento prettamente individuale, quasi narcisistica: ci si innamora della persona che ci rimanda l’immagine di noi più accettabile e piacevole e ci focalizziamo su tutto quello che l’altro dice e suggerisce che rafforza una immagine positiva di noi stessi. L’altro, così capace di compiacerci, viene idealizzato e diviene il cavaliere senza macchia e senza paura vicino alle fantasie e ai sogni di ciascuno: “l’uomo della mia vita con cui non era necessario parlare, bastava uno sguardo; o “la donna nata per realizzare tutti i miei sogni”.
In pratica è l’apoteosi del corteggiamento, chi ci corteggia meglio, chi coglie i nostri nascosti desideri, chi riesce a rimandarci l’immagine di noi più aderente possibile al nostro ideale di noi stessi, diventa il nostro oggetto di amore.
Sorge spontanea la domanda: di chi ci stiamo innamorando? Di noi stessi o della nostra immagine riflessa? E qual è quell’uomo o quella donna che riesce così bene ad intuire i nostri più profondi desiderata se non un nostro simile o quanto meno una persona che già conosce e ha sperimentato schemi e desideri del tutto simili? Una persona che conosce i nostri stessi dolori e le nostre stesse ambizioni o peggio che ha subito traumi e delusioni simili ai nostri?
Poi, ad un certo punto della relazione i difetti salgono così tanto in primo piano che quella stessa persona diventa la più insopportabile della nostra vita. Il secondo grande tema trattato, la separazione, per gli autori è il frutto di due contesti diversi un primo momento, relazionale, e un secondo atto di rottura, eminentemente individuale.
I motivi relazionali che portano alla fine di un rapporto sono diversi e spesso riferiti facilmente dagli attori della separazione stessa: dai sentimenti di insoddisfazione nel rapporto ai rancori e alle delusioni reciproche accumulate nel tempo, alla scoperta di inganni e tradimenti, al distacco affettivo e sessuale, alla perdita di interessi comuni e così via. Questi sono gli elementi relazionali narrati dalle coppie, elementi imprescindibili e nello stesso tempo non sufficienti alla rottura del legame.
L’atto di rottura è individuale e si muove su sensazioni soggettive di perdita intollerabile della propria identità personale. Elemento centrale diventa il sentimento di intollerabilità di uno dei due partner verso l’altro e la non più sopportazione dell’immagine di sé rimandata dall’altro e dal rapporto stesso.
“Io non sono più quella persona che sta con lui/lei”.
“Il rapporto mi impedisce di essere ciò che sento di essere”.
… l’atto decisionale, pur essendo chiaramente riconducibile a una costruzione relazionale legata alle vicende del rapporto, risulta però assunto in termini assolutamente personali riferibile a percezioni, sentimenti, vissuti, motivazioni e progettualità non più condivisi e condivisibili.
Un libro ricco di spunti di riflessione sulla persona e sul rapporto.
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