Nuvole di fango, di Inge Schilperoord (2017)
Fazi Editore, Roma. Pagine 192, Euro 16.00
Coraggioso. Decisamente coraggioso. Oltre che non scontato, non retorico, non banale. Eppure, dato il tema, sarebbe stato facile prendere grandi scivoloni. Andare a pescare nel morboso, oppure nella giustificazione, oppure nel raccapricciante. Questo invece nel libro non c’è.
L’autrice, Inge Schilperoord, psicologa olandese, ha saputo riversare in questo breve romanzo molta della sua esperienza e delle sue conoscenze su un tema difficile e poco indagato: la pedofilia dal punto di vista del pedofilo. La pedofilia vista “dal di dentro”. I pensieri, le emozioni, e sì, anche le reazioni corporee del pedofilo.
Il protagonista è un trentenne, appena uscito dalla prigione, dove oltre alla detenzione ha anche seguito un programma psicologico di recupero. Molti dei passi di questo programma si ritrovano tra le pagine del libro. Una impostazione cognitivo-comportamentale, come quella dei trattamenti più diffusi in realtà, in questo ambito. Evidentemente ben conosciuti dall’autrice.
Il giovane ce la mette tutta, lotta contro se stesso e i propri impulsi, fa appello a tutto quello che di buono ha imparato nel dialogo con lo psicologo che lo seguiva in carcere. E’ un ragazzo intelligente, vuole essere migliore, vuole essere buono, non vuole far male a nessuno. Non vuole che accadano quelle che in linguaggio giudiziario si chiamano “le recidive”. Jonathan appartiene alla categoria dei pedofili non predatori, quelli insomma – e ce ne sono – emotivamente infantili, immaturi, bambini essi stessi mentre cercano bambine. Ha difficoltà di relazione, è un solitario, forse un autistico, ha comunque una scarsa teoria della mente dell’altro, lo sa e prova a lavorarci su, giorno dopo giorno, passo dopo passo……Fanno da sfondo il mare, l’afa estiva, il paesaggio desolato, un villaggio sperduto, una madre come unica presenza umana attorno a lui. Il padre chissà se c’è mai stato, chissà dov’è…. ben descritta la confusione tra i sistemi motivazionali, l’illusorio “prendersi cura” come unica dimensione relazionale possibile, la sottomissione alla madre, l’assenza totale di rapporti paritari e collaborativi….
Un libro sulle forze potenti e sconosciute che ci governano, un libro sulla libertà da conquistare, sull’autodeterminazione che non ci è mai data una volta per tutte, sulla lotta interiore, sull’autocontrollo. Un bel libro, che si legge velocemente mentre il tempo del romanzo sembra scorrere lentissimo. Scritto bene, con una prosa leggera utile a compensare la pesante e amara inquietudine che avvolge il lettore, mentre le pagine avanzano, verso un finale niente affatto scontato. Fazi Editore.Buona lettura!
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