Lou Lubie: La mia ciclotimia ha la coda rossa, Comicout, Roma 2017, pp. 144, Euro 17.90
recensione di Ludovica Bedeschi
Affrontare apertamente un tema così complesso come lo spettro dei Disturbi dell’Umore è un’impresa tanto difficile quanto delicata.
La disinformazione, la mala-informazione, o peggio la stigmatizzazione che aleggiano attorno a molti disturbi mentali, sono forse le zavorre maggiori agganciate alla loro difficile trattabilità; in primo luogo spesso non vengono propriamente diagnosticati, e, in seconda battuta, il disagio mentale viene ancora oggi considerato, seppur con osservabili spiragli di miglioramento, un fenomeno da tenere nascosto per non pregiudicare la propria immagine agli occhi del mondo, ma talvolta anche ai propri.
Eppure questo libro, più precisamente, questa graphic novel, centra abilmente numerosi obiettivi, e la modalità con cui lo fa lo rende ancora più gradevole e apprezzabile.
L’illustratrice e autrice de “La mia ciclotimia ha la coda rossa”, Lou Lubie, offre generosamente al pubblico la sua esperienza personale riguardo al disturbo ciclotimico che, come detto, fa parte della classe dei disturbi dell’umore e mima in alcuni dei suoi funzionamenti, molte delle fenomenologie del più noto Disturbo Bipolare di tipo 1 o del Disturbo Depressivo. Partendo dalla sua personale intricata ricerca di una spiegazione medico – scientifica che potesse chiarirle la natura della sua condizione, l’autrice riporta attraverso illustrazioni estremamente comunicative sotto il profilo emozionale, il talvolta difficile percorso che una persona deve affrontare nel ricevere una diagnosi accurata e un’altrettanto accurata assistenza farmacologica e psicoterapica. Lou illustra in modo leggero, ma estremamente fedele a ciò che avviene nella realtà, le diverse fasi del disturbo con tutte le varie implicazioni a livello personale, lavorativo e sociale. Narra graficamente, ma anche attraverso fumetti appassionanti, le fasi più impegnative del disturbo che le persone affette da questa condizione si trovano a gestire e pazientemente sopportare; ma anche le numerose risorse che si possono implementare a beneficio della persona con ampi margini di ottimismo. Un ulteriore merito a mio avviso, le va riconosciuto nell’abilità di trattare in modo ironico ma non sarcastico le numerose false credenze che spesso nascono a propositi delle patologie mentali e promuove in modo onesto e autentico l’imprescindibile sostegno delle cure psicoterapiche e, in molti casi, di quelle farmacologiche.
L’idea di rappresentare il disturbo come una volpe rossa che la accompagna come una parte di sé (cosa che poi è effettivamente) dona una chiave di lettura oltre che appropriata in senso clinico, anche molto gradevole in termini metaforici. La lunga e difficile convivenza con un disturbo dell’umore può essere, grazie a questa lettura, anche rivista in una chiave più ironica e facilmente comprensibile, a dispetto di quanto normalmente non venga divulgato nei testi clinici più complicati e poco fruibili su larga scala.
Una delle frasi che meglio può rappresentare uno dei messaggi più significativi di questa graphic novel è riportata all’interno del libro stesso (con dovuto riconoscimento al suo autore, Frederick Peeters) e recita “La scienza dà definizioni, è la società che stigmatizza”. A Lou Loubie va riconosciuto un grande lavoro sia in termini grafici che clinici, ove ogni informazione medica viene riportata in modo appropriato e, allo stesso tempo, rende la lettura del libro agile e accattivante.
Ludovica Bedeschi*
*Psicologa, Psicoterapeuta SITCC e EMDR, Centro Clinico de Sanctis Roma
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