La cura della dissociazione traumatica. Approccio pratico e integrativo (recensione di E. PIETROPAOLI)

Kathy Steele, Suzette Boon, Onno Van der Hart: La cura della dissociazione traumatica. Approccio pratico e integrativo.
(Edizione italiana a cura di Giovanni Tagliavini), Mimesis, Milano 2017, pp. 477, Euro 49.00
di Eleonora Pietropaoli

La cura della dissociazione traumatica è scritto con la saggezza e l’umiltà di chi conosce le sfide, le incertezze, i successi  e i fallimenti che si presentano lavorando con pazienti traumatizzati. Il lavoro clinico non è sempre lineare e gli aspetti interpersonali che si rivelano in una seduta determinano spesso una serie di incognite. Questo è ancor più vero quando ci si relaziona con pazienti dissociativi, il cui nucleo centrale può essere rappresentato da una non–realizzazione di elementi salienti della propria vita interna ed esterna. Le persone con un disturbo dissociativo, infatti, non sempre riescono a considerare la propria storia di abusi, maltrattamenti e trascuratezza come elementi effettivamente accaduti e che costituiscono l’origine delle proprie problematicità. La mancata non-realizzazione comporta la “divisione della personalità del paziente in più parti…. ciascuna con un proprio senso di sé e un qualche grado di prospettiva in prima persona, con specifiche convinzioni, sensazioni, pensieri, percezioni, azioni e comportamenti” (p. 26).

La terapia si può spesso presentare difficile e incerta, a volte confondente e frustrante. Non sappiamo che fare, dove andare o come farlo.

Non a caso gli autori scelgono di aprire il volume proprio con un messaggio di incoraggiamento e comprensione per la diade paziente-terapeuta e lo fanno con la stessa generosità e gentilezza che accompagna l’intero manuale:   “A tutti i pazienti e  i terapeuti che, in ogni parte del mondo, scelgono questo viaggio impegnativo e sono disponibili a rischiare e perseverare insieme in una psicoterapia imperfetta ma certamente ‘abbastanza buona’. A tutti voi auguriamo un’abbondanza di compassione, coraggio, e chiarezza”. 

Nella cura della dissociazione strutturale, gli autori accompagnano i lettori lavorando su diversi piani paralleli e interdipendenti: uno più prettamente teorico-didattico, legato alla comprensione dei disturbi dissociativi e al trattamento tri-fasico; l’altro forse più “umano e compassionevole”,  centrato sulle modalità relazionali con cui il terapeuta può essere e stare con il paziente. Nel volume, l’attenzione alla relazione come fulcro del processo terapeutico, e le proposte di come un clinico possa stare all’interno della relazione con il proprio paziente e con le sue parti, distinguono questo manuale da molti altri, e aiutano  concretamente i terapeuti a essere – essi stessi – intervento di cura.

In quest’ottica di doppio binario (tecnica e relazione) gli autori hanno organizzato il manuale suddividendolo in cinque sezioni.

Una prima parte introduttiva approfondisce la concettualizzazione della dissociazione in termini di disturbo di non-realizzazione a cui fanno seguito diversi capitoli centrati sulla relazione terapeutica, sull’interazione collaborativa e cooperativa, sul “terapeuta sufficientemente buono” (a quali difficoltà egli va incontro lavorando con il trauma, la cura del sé del terapeuta, etc).

La seconda parte è invece dedicata alla valutazione diagnostica e alla pianificazione del trattamento. In questa porzione del testo vengono fornite importanti indicazioni per costruire una adeguata prognosi e formulare il caso, tenendo conto del funzionamento globale del paziente. Infatti la diagnosi e la storia traumatica non sono sempre sufficienti a evidenziare l’organizzazione interna del paziente, a individuare i margini di miglioramento possibile, né a stabilire le priorità degli obiettivi su cui concentrarsi in un trattamento complesso.

La terza, quarta e quinta parte sono invece dedicate rispettivamente alle fasi di stabilizzazione, elaborazione dei ricordi traumatici, reintegrazione e riabilitazione della personalità, secondo il ben conosciuto “modello trifasico”. Gli autori propongono interventi per costruire sicurezza anziché generare minaccia, lavorare con le parti dissociative (parti bambine, ostili etc.), gestire le resistenze e le dipendenze in psicoterapia. Sono prese in considerazione anche questioni che riguardano la regolazione della vergogna cronica e le azioni che il clinico può adottare per aiutare i pazienti a risolvere problematiche della vita presente. Il manuale termina affrontando le dinamiche correlate al cambiamento e alla conclusione del percorso psicoterapeutico. Ogni argomento, dal principio alla fine, è arricchito da casi clinici, proposte di dialoghi terapeutici in grado di ben esemplificare l’interazione della diade terapeuta-paziente. I concetti chiave sono visivamente evidenziati e alcune schede tecniche accompagnano ogni capitolo.

Ciò che colpisce di questo lavoro è la sapienza e l‘umiltà di affrontare un argomento tanto complesso  con una tale intensità e chiarezza.

Eleonora Pietropaoli
Psicologa, Psicoterapeuta, Centro Clinico de Sanctis, Roma

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