La condizione di salute mentale infantile in Inghilterra prima e durante il lockdown da Covid-19
The Lancet, 11 Gennaio 2021 https://www.thelancet.com/journals/lanpsy/article/PIIS2215-0366(20)30570-8/fulltext
traduzione di Ludovica Bedeschi
Sebbene siano emerse prove degli effetti del COVID-19 sulla salute mentale degli adulti, ci sono pochi studi in tutto il mondo che riguardino i bambini. Data l’importanza del campionamento probabilistico e di simili misure di base prepandemiche, il follow-up dell’indagine inglese sulla salute mentale dei bambini e dei giovani (MHCYP) fornisce una preziosa risorsa per evincere ciò che la pandemia abbia significato per i bambini. Sono state considerate le implicazioni cliniche e politiche dei risultati iniziali dello studio.
Lo studio ha dimostrato che l’aumento di probabili problemi di salute mentale segnalati negli adulti ha colpito anche i bambini di età 5-16 anni in Inghilterra, con la loro incidenza che è passata dal 10,8% nel 2017, al 16,0% di Luglio 2020, considerando età, sesso e gruppi etnici. Come nel 2017, durante la pandemia le giovani donne hanno mostrato la più alta prevalenza di probabili problemi di salute mentale (27,2%), evidenziando la necessità di essere considerato un gruppo bisognoso di particolare attenzione da parte delle politiche sanitarie.
Più di un quarto dei bambini (di età compresa tra i 5 e i 16 anni) e dei giovani (di età compresa tra i 17 e i 22 anni) ha riferito interruzioni del ciclo del sonno e uno su dieci (5,4% dei bambini e il 13,8% dei giovani) spesso o sempre ha sperimentato sentimenti di solitudine durante la pandemia. Entrambe le problematiche erano più comuni in coloro con tendenza ad avere problemi di salute mentale, di cui il 18,0% provava paura a uscire di casa a causa del COVID-19. I bambini con un genitore sofferente psicologicamente avevano maggiori probabilità di sviluppare una problematica di salute mentale. Ciò è particolarmente preoccupante perché i genitori, rispetto agli adulti in età lavorativa senza bambini piccoli, hanno sperimentato un aumento del disagio mentale superiore alla media durante la pandemia, il che suggerisce come il sostegno ai genitori in questo momento sia di fondamentale importanza allo scopo di preservare la salute mentale dei bambini.
I risultati evidenziano come i sistemi di protezione sociale debbano rispondere alle sfide socioeconomiche che le famiglie devono affrontare. I bambini con probabili problemi di salute mentale risultavano provenire nel più del doppio dei casi da famiglie che faticavano a pagare bollette o rate del mutuo, rispetto a quelli le cui famiglie erano in grado di far fronte alle spese economiche. Un bambino, o un adolescente su dieci, ha riferito che durante la pandemia la sua famiglia non aveva abbastanza da mangiare o si era rivolta a una mensa pubblica rispetto a prima dell’inizio della pandemia.
Queste difficili condizioni si aggravano con la chiusura delle scuole, evidenziando l’effetto iniquo del lockdown sull’apprendimento. Il 12,0% dei bambini non aveva un connessione internet efficace, il 19,1% non aveva spazio tranquillo per lavorare e il 26,9% non aveva una scrivania su cui poter studiare con tranquillità. Tali informazioni socioeconomiche forniscono un contesto cruciale per le scuole che pianificano l’apprendimento a domicilio degli alunni e sottolineano la necessità, ove possibile, di dare priorità alle scuole che rimangono aperte.
I nostri risultati rivelano una interruzione nella possibilità di accesso all’assistenza sanitaria: il 44,6% dei 17-22enni con probabili problemi di salute mentale ha riferito di non aver cercato aiuto a causa della pandemia. I medici hanno sollevato preoccupazioni simili in merito all’accesso tempestivo ai servizi ed è stata osservata una forte diminuzione delle chiamate ai servizi di salute mentale per bambini e adolescenti. I bambini e i giovani sono stati fisicamente distanti da altri adulti al di fuori della loro famiglia che ne potrebbero monitorare il loro benessere e intervenire: il 21,6% dei bambini e il 29,0% dei giovani con probabili problemi di salute mentale hanno riferito di non avere adulti a scuola o al lavoro a cui potevano rivolgersi durante il lockdown. Anche dopo la riapertura delle scuole, il 16,1% dei bambini che avrebbero potuto frequentare i coetanei, è rimasto a casa durante il periodo estivo 2020. Gli operatori accademici prevedono che gli effetti cumulativi del non intervento si tradurranno in un aumento delle disuguaglianze in materia di salute e istruzione.
Una buona politica deriva da prove solide, dove la qualità dei dati cruciali sembra essere più rilevante della quantità. L’esistente review sistematica dell’impatto sulla salute mentale del COVID-19 ha passato in rassegna più di 33.000 abstract, solo 19 dei quali sono stati identificati come sufficientemente rigorosi per misurare il cambiamento nella salute mentale (accurato al 21 Dicembre 2020). Nessuno includeva bambini.
I pochi altri studi su bambini con dati prepandemici forniscono risultati contrastanti, che potrebbero riguardare l’età e le circostanze dei partecipanti. Un piccolo studio su 168 bambini (età media 10,1 [SD 0,9] anni durante il lockdown) nell’Inghilterra orientale ha rilevato un aumento dei sintomi depressivi, mentre un’altra ricerca su circa 1000 bambini di età inferiore ai 13-14 anni, nel Sud-Ovest dell’Inghilterra, ha riscontrato pochi cambiamenti complessivi per quanto riguarda l’ansia, la depressione, o la percezione di benessere soggettivo. Nello studio di Widnall e colleghi, la salute mentale in coloro che già si trovavano in difficoltà nell’Ottobre 2019 è poi risultata migliorata in tutte e tre le misure, nella primavera 2020. Sebbene i genitori che hanno risposto all’indagine CoSPACE9 hanno riportato un peggioramento della salute mentale nei bambini all’inizio del blocco, i giovani non hanno riportato alcun deterioramento durante questo periodo e i genitori di coloro che hanno bisogni educativi speciali e disabilità o condizioni di salute mentale preesistenti hanno riportato meno difficoltà emotive. Nell’indagine MHCYP (Mental Health Children Young People), il 54,2% degli 11-16enni con probabili problemi di salute mentale ha detto che il lockdown aveva peggiorato la loro vita, ma il 27,2% ha detto anche che lo stesso lockdown gliel’aveva migliorata.
L’indagine MHCYP 2020 beneficia di un campione di probabilità longitudinale ampio, nazionale, che copre l’infanzia, l’adolescenza e l’età adulta emergente, utilizzando misure dettagliate, convalidate e coerenti. Questi primi risultati descrittivi confrontano sezioni trasversali di bambini di 5-16 anni, prima e durante la pandemia, analizzate al fine di soddisfare l’urgente necessità di comprendere le circostanze dei bambini.
Il nostro lavoro è tutt’altro che completo. Sono previste ulteriori raccolte di dati e una serie di analisi longitudinali per migliorare la comprensione degli effetti differenziali della pandemia e informare la politica, i processi di gestione dei progetti, e la risposta pratica. La trasmissione delle risposte al sondaggio verso ai registri amministrativi, come il National Pupil Dataset, deve procedere tanto rapidamente quanto la governance sia in grado di consentire una migliore capacità di comprensione degli effetto della pandemia sulla salute mentale dei bambini e di potenziare l’accesso all’istruzione e ai servizi, nel tempo. L’indagine iniziale e questo primo follow-up si fondano su un’enorme quantità di lavoro e di impegno da parte di bambini e giovani; pertanto, vi è un imperativo morale per massimizzare il potenziale dei dati risultanti per migliorare la salute e il benessere della prossima generazione.
(traduzione di Ludovica Bedeschi, psicologa psicoterapeuta, Centro Clinico de Sanctis Roma)
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