Robert T. Muller (2014)
Giovanni Fioriti Editore, Roma, pp.172, Euro 22,00
recensione di Giovanna Morganti
Robert Muller, attualmente professore associato presso la York University, ha ricevuto per questo libro un premio dalla International Society for the Study of Trauma and Dissociation nel 2011 come riconoscimento per la sua lunga attività nel campo della terapia del trauma.
L’interesse clinico del libro verte sulla particolare popolazione clinica a cui fa riferimento: quei “sopravvissuti” al trauma interpersonale che l’autore chiama “clienti evitanti”. Attraverso
l ’evitamento dell’attaccamento nelle relazioni interpersonali attuali, queste persone riescono spesso a mantenere per lunghi periodi di tempo una immagine di se stessi come forti, autosufficienti e del tutto adeguati ai propri contesti di vita.
Quando tuttavia accade che le difese evitanti collassino di fronte a eventi particolarmente dolorosi della vita, si trovano costrette a chiedere aiuto a causa di una sintomatologia spesso invalidante, ma la loro richiesta assume connotati fortemente ambivalenti.
Si tratta quindi di quei clienti “difficili” che mettono il terapeuta difronte a un vero e proprio paradosso perché chiedono aiuto e contemporaneamente negano di averne bisogno.
Nella prima parte del libro Muller ci spiega che cosa intenda per “difese evitanti” facendo riferimento a Bowlby e alla Teoria dell’Attaccamento. Il focus del libro verte tuttavia sulle strategie di intervento.
Secondo l’autore, è necessario che il terapeuta “sfidi” l’evitamento difensivo del cliente attivando il suo sistema d’attaccamento e guidandolo a entrare in contatto con il proprio passato traumatico, sempre nel rispetto di un timing che il cliente possa tollerare. Il rischio, altrimenti, è quello di colludere con le difese evitanti del paziente e non aiutarlo a integrare i vissuti emotivi legati ai traumi pregressi. All’interno di questa prospettiva, particolare importanza viene attribuita alla costruzione di una relazione terapeutica che rappresenti per il cliente la “base sicura” da cui partire per questa delicata esplorazione. Muller descrive la relazione terapeutica con clienti sopravvissuti ai traumi interpersonali caratterizzata da: rispetto, informazione, sintonizzazione, protezione e speranza.
Il libro è ricco di esempi clinici e si sofferma con grande attenzione anche sulle difficoltà emotive che il terapeuta può incontrare nel lavoro con questi clienti “difficili”.
A mio avviso il punto di forza del testo sta nella sua fruibilità sul piano clinico ed esperienziale, sostenuta da un linguaggio semplice e chiaro.
Meno convincente mi è parsa la parte teorica, dove si dedica poco o nessuno spazio al tema che lega tra loro il trauma, l’attaccamento disorganizzato e i sintomi dissociativi.
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