EVOLUZIONISMO E SCIENZE UMANE – rubrica a cura di Cristiano Ardovini (presentazione di Antonio Onofri)
Giorgio Vallortigara (2023): IL PULCINO DI KANT, Adelphi, Milano
(recensione e commento di Cristiano Ardovini)
Giorgio Vallortigara, neuroscienziato ed etologo italiano, è uno di quegli autori che nel tempo ha affiancato alla sua attività di ricerca un costante impegno nella divulgazione neuroscientifica su temi di particolare attualità nello studio del cervello/mente, quali, su tutti, la coscienza. Ben lo ricorderanno i lettori del suo Pensieri della mosca con la testa storta, pubblicato nel 2021 da Adelphi, dove ha proposto una teoria minimalista dello sviluppo dell’esperienza cosciente, centrata sulla capacità di sentire, disponibile alle singole cellule di un organismo. E che sembra evidenziare interessanti punti di contatto con le riflessioni teoriche elaborate negli anni dal neurobiologo portoghese Antonio Damasio, mirabilmente sintetizzate nel suo lavoro del 2022 Sentire e conoscere. Storia delle menti coscienti per la Piccola Biblioteca di Adelphi e recensito in questa stessa rubrica.
L’opera divulgativa di Vallortigara prosegue con Il pulcino di Kant, pubblicato nel 2021 in lingua inglese con il titolo Born knowing. Imprinting and origins of knowledge e nel 2023 in lingua italiana, con la traduzione dello stesso autore, che per l’occasione ha apportato alcune modifiche e integrazioni, ampliandolo. Come ben si evince dal titolo nella sua versione originale, il volume è dedicato all’esplorazione del fenomeno dell’imprinting. Identificato e descritto per la prima volta nel 1873 dal naturalista inglese Douglas Spalding nei pulcini di rondone, è stato poi ripreso e approfondito dall’etologo austriaco Konrad Lorenz a partire dal 1935, utilizzando le oche e i loro piccoli, paperi e papere.
Nel suo volume, Vallortigara ne prosegue lo studio, descrivendone le diverse caratteristiche attraverso il ricorso ai dati prodotti da numerose e aggiornate ricerche di stampo etologico/neuroscientifico. Il risultato è un’esaustiva panoramica di questa forma di apprendimento precoce, malgrado le ridotte dimensioni del libro – 29 agili e sintetici capitoli per un totale di 171 pagine.
Per l’autore, l’imprinting è candidato ideale per l’esplorazione e comprensione del processo di sviluppo delle menti embricato alla progressiva costruzione di conoscenza/e nel corso dell’ontogenesi, sin dalle sue primissime fasi, nelle diverse specie animali, come pulcini e neonati, principali protagonisti di questo volume. Da attento e rigoroso ricercatore, Vallortigara illustra i diversi aspetti del processo conoscitivo, espressione del lavorio incessante del cervello/mente, attingendo a una vera e propria messe di dati sperimentali, descritti con chiarezza e dovizia di particolari. Un tale rigore dal punto di vista scientifico è di certo valore intrinseco del volume, ma al contempo ne rappresenta un limite, perché almeno in alcuni passaggi appesantisce e non di poco la lettura. A maggior ragione se si considera la platea a cui intende rivolgersi l’autore, secondo quanto da lui stesso indicato nella Prefazione: “… questo non è un libro riservato agli specialisti di biologia del comportamento e di neuroscienze comparate (sebbene io confidi che vorranno considerare queste pagine con indulgenza), ma è stato scritto per i colleghi della porta accanto, che si occupano magari di discipline assai diverse, e per tutte le persone curiose che manifestano meraviglia per la nostra conoscenza del mondo, fisico (degli oggetti inanimati) e sociale…”.
Malgrado la molteplicità dei temi esplorati – come detto, i diversi ambiti in cui s’articola il processo di costruzione della conoscenza – e la ricchezza, a volte disorientante, delle fonti sperimentali di riferimento, è comunque possibile ravvisare una sorta di fil rouge unificante che percorre nella sua interezza Il pulcino di Kant, sin dal suo incipit. Si tratta dell’attenzione tutta particolare che l’autore presta a sottolineare e dimostrare l’ineludibilità dell’interazione tra predisposizioni innate ed esperienza, nel complesso processo di costruzione della conoscenza da parte di qualsiasi organismo. Per Vallortigara, infatti, un approccio esclusivamente empirista alla dimensione gnoseologica – centralità dell’apprendimento e dell’esperienza – preclude la possibilità di identificare e spiegare i diversi meccanismi che permettono agli organismi di costruire associazioni tra stimoli caratterizzati da un valore adattativo in termini di inclusive fitness. È soltanto l’integrazione con una cornice biologica, guidata dalle strutture concettuali della teoria dell’evoluzione, a permettere una tale impresa epistemologica. Ecco allora che ai processi di apprendimento individuale s’affiancano, di necessità, quelle preferenze innate, precedenti qualsivoglia esperienza, in grado di guidare e orientare la motivazione al conoscere propria degli organismi viventi. E che si dirige non tanto e soltanto verso aspetti diversi degli oggetti fisici, ma anche e soprattutto nei confronti degli agenti animati che popolano il mondo di specie sociali, come quella umana, in cui la dimensione interpersonale ha raggiunto, nel tempo della filogenesi, un’estrema complessità. Vale qui solo la pena di accennare a quanto, tra l’altro, il fenomeno dell’imprinting interpreti un ruolo di spicco nel complesso e graduale processo di costruzione dei legami di attaccamento, di cui la celeberrima immagine della papera/oca Martina che segue indefessa il barbuto Lorenz rappresenta un’evidente epitome. Preferenze innate, si diceva, in grado di plasmare i processi conoscitivi, e che all’autore piace immaginare alla stregua di una sorta di memoria profonda, depositaria di quella sapienza arcaica e innata di cui ogni organismo vivente è equipaggiato sin dal momento in cui fa la sua comparsa sul palcoscenico della vita e che indirizza il suo costante, progressivo e articolato conoscere e ri-conoscere il mondo. Evidente, qui, il riferimento alla tesi di Konrad Lorenz proposta nel suo libro L’altra faccia dello specchio e indicata nella Prefazione del volume di Vallortigara, secondo cui è possibile pensare all’«a priori» di kantiana memoria nei termini di un «a posteriori» filogenetico. E che a ben vedere rappresenta un ulteriore tentativo di superamento di quell’annosa dicotomia che da tempo continua a contrapporre natura e cultura.
6 Gennaio 2024
Cristiano Ardovini
Bibliografia
- Vallortigara: Pensieri della mosca con la testa storta Adelphi, Milano, 2021;
- Damasio: Sentire e conoscere. Storia delle menti coscienti Adelphi, Milano, 2022;
- Lorenz K.: Die Rückseite des Spiegels. Versuch einer Naturgeschichte menschlichen Erkennens, Piper, München, 1973 (tr. it. L’altra faccia dello specchio. Per una storia naturale della conoscenza Adelphi, Milano, 1974).
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