Francesco Gazzillo: Fidarsi dei pazienti. Introduzione alla Control -Mastery Theory, Raffaello Cortina Editore. Milano 2018, pp. 414, Euro 36.00
di Eleonora Pietropaoli
Questo di Francesco Gazzillo è un libro veramente ben scritto: gradevole alla lettura, lucido e coinvolgente come un romanzo, ma soprattutto prezioso per la comprensione delle interazioni fra terapeuta e paziente.
Noi clinici sappiamo bene che, aldilà della sintomatologia da cui sono affette le persone che si rivolgono a noi, la parte più faticosa del nostro lavoro consiste proprio nella comprensione e nella gestione di tutte quelle dinamiche relazionali che avvengono in terapia: le sedute mancate, i blocchi, la richiesta di consigli, i comportamenti svalutanti o al contrario l’eccesso di compiacenza, ma anche i contatti telefoni eccessivi e così via. Francesco Gazzillo ci aiuta a leggere tutte queste interazioni alla luce della Control-Mastery Theory (CMT), a formulare un piano terapeutico caso-specifico, a ipotizzare i modi migliori per rispondere a questi movimenti relazionali aiutando così il paziente a raggiungere il funzionamento desiderato.
La Control-Mastery Theory sviluppata più concretamente da Weiss e Sampson (e spesso citata e utilizzata da Giovanni Liotti nei suoi scritti e nelle sue riflessioni cliniche) intorno agli anni ’80 presuppone che:
- ogni individuo è motivato a raggiungere obiettivi sani, piacevoli e adattivi
- ciò che ostacola questo progetto sono le cosiddette “credenze patogene”, cioè quelle convinzioni disfunzionali su di sé e sul mondo che associano proprio agli obiettivi sani un valore di pericolo e minaccia
- le credenze patogene derivano da traumi reali, da shock o da stress, vissuti per lo più nelle relazioni significative primarie
- all’interno della terapia, ogni paziente tende a mettere in atto dei test relative alle proprie credenze patogene, sperando che vengano disconfermate dal clinico
- il cambiamento terapeutico è determinato dal superamento di questi test e dall’aderenza degli interventi del terapeuta al piano del paziente (il pro-plan)
In questa prospettiva, le modalità con cui i nostri clienti si mostrano a noi assumono quindi il significato di test e anche i comportamenti apparentemente più incomprensibili possono essere letti come tentativi (consci o inconsci) di capire se il terapeuta riesce oppure no a invalidare le credenze patogene. I terapeuti dovrebbero idealmente superare queste prove, ma il compito non è affatto semplice, perché non esiste un modo univoco per rispondere a tutti i pazienti. Il vero lavoro consiste nel comprendere ciò che ogni singolo paziente chiede e sta cercando di ottenere e nel formulare un piano terapeutico “personalizzato”. Ogni movimento del terapeuta sarà specifico per quella particolare persona, in quel particolare momento.
E’ a questo punto che entra in gioco il valore del testo di Gazzillo: far ragionare i clinici sulle dinamiche relazionali fra il terapeuta e quel singolo paziente aiutandoli a formulare una concettualizzazione del caso che faccia da bussola per il processo terapeutico, prevedendo i possibili test e contro test.
Il volume è suddiviso in sedici capitoli, la maggior parte dei quali centrati sul lavoro terapeutico e i restanti sui fondamenti empirici oltre che sugli studi clinici e teorici della Control Mastery Theory (cap.7, 12, 16) . Per quanto riguarda la parte prettamente clinico-applicativa, il primo capitolo si focalizza sul senso di sicurezza necessario ai pazienti affinché possano elaborare e affrontare il cambiamento. Il secondo e il terzo sono dedicati rispettivamente all’individuazione delle credenze patogene, al modo con cui esse vengono messe alla prova e al criterio con cui bisogna rispondere a questi test. Il quarto capitolo esplicita il ruolo dei sensi di colpa nel funzionamento sano e patologico. Il quinto illustra il concetto di piano inconscio del paziente e la sua identificazione a partire dalle prime sedute; mentre il sesto è dedicato al ruolo dell’interpretazione e della comunicazione in terapia. L’ottavo capitolo esamina gli atteggiamenti più appropriati per rapportarsi ai singoli casi e nel nono si fa riferimento a tutte quelle comunicazioni, esplicite o implicite, che i pazienti mettono in gioco in terapia per orientare il clinico nel comprendere il proprio piano inconscio, qui definiti con il termine di “coaching”. Nel decimo e nell’undicesimo vengono analizzati i ruoli dell’interpretazione dei sogni e delle fantasie alla luce della Control Mastery Theory. Gli ultimi capitoli (13, 14, 15) sono invece dedicati all’utilizzo della CMT in popolazioni specifiche: disturbi gravi di personalità, bambini, coppie e famiglie, e infine adolescenti.
Ogni concetto è affrontato in modo semplice e diretto, arricchito da numerosi casi clinici per rendere l’apprendimento più fruibile e soprattutto facilmente applicabile in terapia.
A mio avviso questo libro merita di essere letto e riletto da terapeuti di ogni orientamento, perché la Control-Mastery Theory (come suggerisce lo stesso Gazzillo) può essere utilizzata come un meta-modello che permette al clinico di formulare il piano terapeutico del paziente già dalle prime sedute. Offre una guida chiara per leggere ma anche per gestire gli schemi interpersonali, dando “attenzione ai modi in cui va costruita e negoziata la relazione con quella persona e in quel momento, ai suoi obiettivi e a come il terapeuta possa aiutarlo per raggiungerli “.
Eleonora Pietropaoli, Psicologa, Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale e EMDR, Centro Clinico de Sanctis Roma
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