“Evoluzione, adattamento, fisiologia”, di Fabio Sinibaldi e Sara Achilli *, 2016, Edizioni Real Way of Life
recensione di MAURIZIO BRASINI
L’idea portante di questo volume può essere schematizzata in tre punti. La premessa: ognuno di noi, per sua natura, tende al benessere e al successo, ed ha in sé tutto il necessario per raggiungere questi obiettivi. Il problema: se non siamo soddisfatti della nostra vita, è perché abbiamo perso il contatto con questa nostra natura. La soluzione: è possibile ripristinare il giusto contatto con la suddetta natura e riacquisire benessere, felicità e realizzazione personale. Come generalmente accade, chi veicola questo messaggio è anche il portatore del segreto per restituirci la felicità.
Non si tratta di un’idea nuova nella sua essenza, ma tra i principali meriti degli autori c’è di averla rinnovata. declinandola secondo una visione informata alle conoscenze scientifiche più attuali; l’elenco delle discipline citate a fondamento dell’approccio neuro-evolutivo (uno dei “marchi registrati” degli autori) è impressionante: psico-neuro-endocrino-immunologia, neuroscienze affettive, neurobiologia interpersonale, neuropsicologia, biomeccanica, etologia comparata, evoluzionismo, scienze dell’alimentazione (e spero di non averne dimenticata qualcuna). Va anche evidenziata la notevole efficacia con cui sono descritti i profili psicologici tipici in cui si manifestano gli scostamenti dalla naturalezza-salute: chi scrive si è agevolmente riconosciuto in circa due terzi dei profili “disfunzionali” e, con una certa consolazione, ha trovato qualche affinità anche con due o tre profili “funzionali”. Infine, colpisce la capacità di presentare le soluzioni per raggiungere il benessere in una forma suggestivamente promettente, fatta di “tecniche” e di “passi” da seguire.
La prima parte del libro illustra il fondamento scientifico dell’idea che sia necessario “tornare alla naturalezza”; nella trattazione rimane appena allusivo il riferimento alla enorme mole di conoscenze su cui si basa l’assunto che, come ogni altra creatura vivente, abbiamo una serie di bisogni ineludibili, che gli autori chiamano “bisogni ancestrali”, e siamo anche attrezzati per perseguire e soddisfare questi bisogni.
I “bisogni ancestrali” individuati dagli autori sono:
- controllo e sicurezza (inclusa la padronanza-dominanza e il self-soothing);
- amare ed essere amati (amore incondizionato in ogni forma);
- auto-affermazione e riconoscimento (principalmente attraverso il “sano agonismo”);
- bisogno di libertà (fai ciò che senti e che ti va);
- creare e produrre (esprimere se stessi, realizzare e realizzarsi);
- provare piacere (sensoriale, ma anche soddisfazione e realizzazione).
Quindi, per ogni bisogno, viene presentata una tipologia con alcuni profili tipici “sani” (in minoranza) e “disfunzionali” (più numerosi).
Sono rivelatrici le domande-chiave per identificare i “bisogni ancestrali” espressi in modo “disfunzionale”: a che cosa sto rinunciando? Che cosa farei se fossi libero da…? Che cosa mi rende frustrato? Va nella stessa direzione il compito di osservare i “fatti contro natura”, cioè le occasioni in cui non si assecondano i propri “bisogni ancestrali”. Torna in mente il “bambino libero” dell’analisi transazionale, che pure non è annoverata tra i riferimenti culturali di questo modello.
Il passo successivo riguarda l’importanza di accettare i propri bisogni, con particolare riferimento alla capacità di imporsi per poterli perseguire; si suggerisce che siamo tutti potenziali “alfa” e per star bene dobbiamo solo tirare fuori l’alfa che è in noi, inquadrando “valori alfa” e “comportamenti alfa”. L’allusione al concetto etologico di “alfa dominante” (l’individuo che occupa la posizione di rango più elevata in un branco) ha evidentemente il fine di esortare ciascuno a tirare fuori il meglio di sé e a farsi valere; d’altronde, la constatazione che la posizione alfa in un branco sia destinata a un solo individuo risulterebbe assai meno incoraggiante. Se poi il benessere coincida con l’assunzione di un ruolo dominante nel proprio gruppo sociale o anche soltanto di una mentalità alfa-dominante è un quesito che esula dagli scopi di questa recensione.
L’immancabile capitolo sulle emozioni è accompagnato da una sorta di efficace disseminazione ipnotica sull’importanza dell’accettazione delle emozioni, presente in tutto il volume. Il concetto fondamentale è che le emozioni sono vitali e sono nostre amiche, se poste fisiologicamente al servizio dei “bisogni ancestrali”. A deviare le emozioni dal loro corso naturale vi sono principalmente i pensieri distorti e gli altri, ovvero i pensieri distorti che abbiamo acquisito dagli altri. Viene quindi presentato un altro metodo brevettato: il “protocollo in 8 fasi per le emozioni”, che consiste in una riformulazione delle principali tecniche del lavoro sulle emozioni di area cognitivista: l’osservazione non giudicante, la psicoeducazione, la normalizzazione, l’esposizione graduale, eccetera. Come peculiarità, oltre all’ottimo confezionamento del prodotto, si coglie una maggiore enfasi sulle tecniche bottom-up rispetto a quelle top-down.
Il capitolo sul pensiero si basa sull’idea che gli altri (“persone negative”) alimentino le nostre credenze disfunzionali e i nostri “pensieri negativi”. Per quanto riguarda l’intervento, l’approccio prevalente sembra essere quello “strategico” proprio della programmazione neuro-linguistica, pur non mancando i riferimenti al cognitivismo classico. Ancora una volta, ci si sofferma sull’importanza dell’affermare se stessi e a tal proposito viene illustrato un altro brevetto: il “metodo talking mind”, che gli autori considerano significativamente diverso dai principali training sull’assertività.
La conclusione del libro è dedicata al corpo e alla nutrizione. Il concetto-guida è che il corpo possiede un’intelligenza innata, è buono e sa cosa fare. Chi scrive rischia di banalizzare il senso di questi capitoli finali per colpa di un invincibile pregiudizio verso certi approcci olistici dal gusto un po’ new age; a ogni modo tra le indicazioni per il benessere si ritrovano alcuni principi di indiscutibile efficacia quali: avere un’alimentazione varia ed equilibrata, sviluppare i sensi, fare del moto, avere sane abitudini di vita, usare il corpo per esprimersi e per scambiarsi l’affetto. Alcuni riferimenti a tecniche di ascolto e di “integrazione” del corpo fanno pensare alle terapie corporee e in particolare alla sensorymotor therapy, che pure non è menzionata.
In conclusione, raccomanderei questo libro a due tipologie di lettori:
- i numerosi, curiosi, appassionati e instancabili cercatori di felicità e benessere, che ne costituiscono il target elettivo, potenziali fruitori di libri dedicati ad argomenti quali la psicologia quantistica, la psicologia energetica e la legge dell’attrazione, l’ipnosi regressiva a vite precedenti (solo per citare alcuni best-sellers del genere);
- gli addetti ai lavori (terapeuti, life-coach, eccetera) che potrebbero essere interessati a una prima introduzione al metodo.
* Fabio Sinibaldi e Sara Achilli sono i fondatori di Real Way of Life, un’azienda che si occupa di formazione
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