Coppie in mediazione. Legami, conflitti, riconoscimenti (recensione di Cecilia LA ROSA)

Francesco Canevelli e Marina Lucardi: Coppie in mediazione. Legami, conflitti, riconoscimenti. Edizioni ApertaMenteWeb, Euro 28.00.
di Cecilia La Rosa

Prima parte
PERCHE’ CI INNAMORIAMO? E PERCHE’ CI LASCIAMO ?

LA COPPIA DALL’INNAMORAMENTO ALLA ROTTURA DEL LEGAME
1) L’INNAMORAMENTO. Questa prima parte del libro di Canevelli e Lucardi è sicuramente la più “succosa” per tutti , clinici e non, terapeuti familiari e cognitivisti, psicoanalisti e terapeuri corporei… Perché è la parte in cui tutti , chi più chi meno, ci possiamo rispecchiare. Il grande mistero per cui una persona all’inizio di un rapporto ci sembra la persona più meravigliosa del mondo e glissiamo sui pur visibili difetti e – a un certo punto della relazione – i difetti salgono così tanto in primo piano che quella stessa persona diventa la più insopportabile della nostra vita.
La domanda più interessante che sorge dalla lettura del capitolo sull’innamoramento è: si tratta di un evento legato a fattori intrinsechi dell’individuo o appartiene alla coppia, alla relazione? Gli autori suggeriscono una lettura dell’innamoramento prettamente individuale, direi quasi narcisistica: ci si innamora della persona che ci rimanda l’immagine di noi più accettabile e piacevole e ci focalizziamo su tutto quello che l’altro dice e suggerisce che rafforzi un’immagine positiva di noi stessi. L’altro, così capace di compiacerci, viene idealizzato e diviene il cavaliere senza macchia e senza paura vicino alle fantasie e ai sogni di ciascuno: “l’uomo della mia vita con cui non era necessario parlare, , bastava uno sguardo; o ”la donna nata per realizzare tutti i miei sogni”. In pratica, è l’apoteosi del corteggiamento: chi ci corteggia meglio, chi coglie i nostri nascosti desideri, chi riesce a rimandarci l’immagine di noi più aderente possibile al nostro ideale di noi stessi, diventa il nostro oggetto di amore. Sorge allora spontanea la domanda: di chi ci stiamo innamorando veramente? Di noi stessi o della nostra immagine riflessa? E, aggiungerei, da terapeuta cognitivo-evoluzionista, qual è quell’uomo o quella donna che riesce così bene ad intuire i nostri più profondi desiderata se non un nostro simile o quanto meno una persona che già conosce e ha sperimentato schemi e desideri del tutto simili? Una persona che conosce i nostri stessi dolori e le nostre stesse ambizioni o che ha subito traumi e delusioni simili ai nostri?

2) LA SEPARAZIONE. Pe gli autori è il frutto di due contesti diversi: un primo momento più relazionale e un secondo atto di rottura eminentemente individuale . I motivi relazionali che portano alla fine di un rapporto sono diversi e spesso riferiti facilmente dagli attori della separazione stessa: dai sentimenti di insoddisfazione nel rapporto, ai rancori e alle delusioni reciproche accumulate nel tempo, alla scoperta di inganni e tradimenti, al distacco affettivo e sessuale, alla perdita di interessi comuni e così via. Questi sono gli elementi relazionali narrati dalle coppie, elementi imprescindibili e nello stesso tempo non sufficienti alla rottura del legame. L’atto di rottura è individuale e si muove su sensazioni soggettive di perdita intollerabile della propria identità personale; elemento centrale diventa il sentimento di intollerabilità di uno dei due partner verso l’altro e la non più sopportabilità dell’immagine di sé rimandata dall’altro e dal rapporto stesso. “Io non sono più quella persona che sta con lui/lei”. “Il rapporto mi impedisce di essere ciò che sento di essere”. … l’atto decisionale, pur essendo chiaramente riconducibile a una costruzione relazionale legata alle vicende del rapporto, risulta però assunto in termini assolutamente personali, riferibile a percezioni, sentimenti, vissuti, motivazioni e progettualità non più condivisi e condivisibili”…

Consiglio caldamente la lettura di questo libro, ricco di spunti di riflessione sulla persona e sul rapporto. Nelle prossime recensioni parlerò delle parti due e tre del libro relative alla genitorialità e alle gestione della coppia in crisi.

Seconda parte
COPPIE IN CRISI : I FIGLI SOFFRONO PER IL CONFLITTO O PER LA SEPARAZIONE? LA MEDIAZIONE FAMILIARE IN UNA VISIONE INTEGRATA CON LE NUOVE TEORIE DEL TRAUMA E DELLA PSICOTERAPIA COGNITIVO EVOLUZIONISTA

Lo sappiamo tutti che è il conflitto a generare malessere nei figli? La separazione in sé, se ben gestita e con una capacità condivisa di cure genitoriali può non essere traumatica , al contrario, il conflitto genitoriale sia dentro il matrimonio che dopo la separazione è quasi sempre traumatico per i figli. Particolarmente patologica, scrivono i due autori, la condizione per i figli di doversi schierare e dover scegliere un solo genitore, una sola figura di riferimento, rinunciando a parte delle loro radici e a parti di sé riconosciute e vissute nel rapporto con ciascun genitore. Il venir meno della relazione con una delle figure di attaccamento e la trasformazione conseguente del rapporto con l’altra, che diviene genitore unico, non permette a bambini e ragazzi di soddisfare pienamente i loro bisogni evolutivi.
Nel libro tali bisogni evolutivi sono poi ampiamente spiegati in base alle varie fasi del ciclo vitale dei figli.
Gli obiettivi dunque del mediatore familiare sono molteplici: da un lato la costruzione di un contesto cooperativo, in linea con le più recenti teorie motivazionali e dall’altro la necessità del riconoscimento dei bisogni dei figli come persone.
Un passaggio particolarmente interessante nel lavoro con la coppia mi è sembrato quello del riconoscimento delle emozioni proprie e del partner nel conflitto, momento centrale del possibile passaggio da una dimensione prettamente agonistica ad una dimensione maggiormente cooperativa. Il libro inoltre è ricchissimo di casi clinici dove le frasi riportate dai pazienti ci permettono di calarci nel clima del conflitto quasi come se fossimo di fronte a dei trailer di quotidiana e coniugale follia.
Da non perdere.

Cecilia La Rosa

Leggi la recensione di Raffaella VIOLA su http://istitutohfc.com

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