Alterazioni ossee nei disturbi dell’alimentazione (di Cristiano Ardovini)

I Disturbi dell’Alimentazione [DA] rappresentano delle condizioni psicopatologiche in cui il riscontro di problematiche di pertinenza medica è evenienza frequente, in particolare per quanto riguarda l’Anoressia Nervosa [AN].

Tra le complicanze somatiche di maggiore rilevanza rientrano a pieno titolo le alterazioni della struttura del tessuto osseo, caratterizzate da fenomeni di demineralizzazione a carico dell’osso trabecolare e corticale, che configurano i quadri ingravescenti dell’osteopenia e dell’osteoporosi. Il loro riconoscimento avviene attraverso l’esecuzione di una metodica strumentale quale la Mineralometria Ossea Computerizzata [MOC], metodo DEXA. L’indagine diagnostica, che prevede la valutazione del grado di mineralizzazione della colonna lombare e del femore, deve essere effettuata su tutte le pazienti con AN e deve essere ripetuta con cadenza annuale durante il percorso di cura per valutare l’andamento nel tempo delle problematiche ossee. Dal punto di vista clinico, la demineralizzazione favorisce un incremento del rischio di fratture spontanee o da eventi traumatici, che può mantenersi nel corso dell’intera esistenza dell’individuo, anche nelle situazioni in cui vi sia un superamento della condizione anoressica. Questa potenziale irreversibilità delle anomalie ossee sembra legarsi a fattori quali maggiore gravità e durata del quadro clinico dell’AN, precocità di insorgenza e durata dell’amenorrea.

Le anomalie a carico dell’asse ipotalamo-ipofisi-ovaio, con ridotta produzione di ormoni sessuali quali estrogeni e progesterone e conseguente amenorrea, rappresentano il principale fattore patogenetico alla base delle condizioni di osteopenia o osteoporosi. Vi si aggiungono la carenza di calcio, legata alla malnutrizione, un’aumentata produzione di cortisolo surrenalico e una carenza di un ormone androgenico come il deidroepiandrosterone.

La gestione terapeutica delle complicanze a carico del tessuto osseo richiede un adeguato e rapido ripristino di un peso corporeo salutare e del ciclo mestruale. Vi si affiancano l’integrazione con vitamina D e calcio, anche attraverso un incremento nelle quantità di alimenti che ne siano ricchi, come latte e suoi derivati. Dal punto di vista farmacologico, sempre meno consigliato il ricorso alla somministrazione di preparati estroprogestinici, per la ridotta efficacia terapeutica. Alcuni studi controllati hanno evidenziato l’effetto positivo sul processo di mineralizzazione ossea da parte dell’uso di estrogeni per via transdermica in associazione alla somministrazione ciclica di progesterone micronizzato, da riservare a pazienti adolescenti con bassi valori di densità ossea e tendenza ad una progressiva riduzione nel tempo malgrado l’impiego di strategie finalizzate all’aumento ponderale. Limitato l’uso di molecole come i bifosfonati, principi attivi di particolare utilità nei fenomeni osteoporotici postmenopausali, a causa della particolare rilevanza degli effetti collaterali legati a questi farmaci quando somministrati in adolescenza e nei primi anni dell’età adulta [→ effetti negativi sulle capacità riproduttive – effetti teratogeni].

BIBLIOGRAFIA
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