L’obesità, di per sé, è una patologia i cui criteri diagnosti sono di tipo anatomico legati all’eccesso di peso corporeo per eccesso di massa grassa. La diagnosi viene posta in base all’Indice di massa corporea (BMI) che viene calcolato dividendo il peso in kg per il quadrato dell’altezza espressa in metri. Secondo l’OMS i criteri di classificazione, in età adulta e in entrambi i sessi, sono:
BMI:
Sottopeso < 18,5
Normopeso 18,5-24,9
Sovrappeso 25,0-29,9
Obesità I grado 30,0-34,9
Obesità II grado 35,5-39,9
Obesità III grado ≥ 40
L’interesse sempre maggiore che viene posto a tale patologia è legato sia alle complicanze mediche ad essa associate di tipo: cardiologico, andrologico, dermatologiche, gastrointestinali, metaboliche, neoplasiche, neurologiche, ortopediche, ostetrico-ginecologiche, psicopatologiche, respiratorie e nefro-urologiche, che minano sia la qualità che la prospettiva di vita del soggetto interessato. Sia all’aumento progressivo di casi che si è osservato negli ultimi anni nella popolazione mondiale, secondo l’OMS (2012) il numero delle persone obese nel mondo è raddoppiato rispetto al 1980. Lo sviluppo dell’obesità è legato sia alla maggiore offerta e disponibilità di cibo, sia ad uno stile di vita sempre più sedentario, tutti questi aspetti fanno rientrare l’obesità in una patologia medica e non psicologica. Allo stesso tempo numerosi studi mostrano come i cambiamenti richiesti per la cura dell’obesità e del mantenimento dei risultati raggiunti richiedono un approccio multidisciplinare che tenga in considerazioni anche alcuni aspetti ed abitudini alimentari che presentano delle implicazioni psicologiche presenti anche nei soggetti che sviluppano un disturbo alimentare. Le similitudini più rilevanti sono a livello fenotipico: attenzione eccessiva all’alimentazione, tentativi ripetuti del controllo del peso e dell’introito calorico, la scarsa stima di sé, insoddisfazione per l’immagine corporea, sovrappeso o obesità in infanzia o adolescenza, compresenza di disturbi depressivi.
Disturbi alimentari e stili alimentari
Nella recente revisione del DSM V è stato introdotto, nella sezione dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, il disturbo di alimentazione incontrollata (binge eating disorder) che spesso si associa all’obesità.
I criteri diagnostici del binge ating disorder sono: 1) episodi ricorrenti di abbuffate compulsive, ossia mangiare in un periodo circoscritto (per esp. un paio di ore) una quantità di cibo che è indubbiamente maggiore che è indubbiamente maggiore di quella che la maggior pare delle persone mangerebbe nello stesso arco di tempo in circostanze simili. Un senso di mancanza di controllo sul mangiare durante l’episodio (sensazione di non poter smettere o controllare cosa o quanto si sta mangiando. 2) Gli episodi di alimentazione incontrollata sono associati a tre o più dei seguenti sintomi: mangiare molto più rapidamente del normale; mangiare fino a sentirsi spiacevolmente pieni; mangiare grandi quantità di cibo anche se non ci si sente fisicamente affamati; mangiare da soli a causa dell’imbarazzo per quanto si sta mangiando; sentirsi disgustati verso se stessi, depressi, o molto in colpa dopo le abbuffate. 3) E’ presente un disagio marcato rispetto al mangiare senza controllo. 4) il comportamento alimentare incontrollato si manifesta, in media, almeno una volta a settimana per tre mesi consecutivi. 5) l’alimentazione incontrollata non è associata con l’utilizzazione sistematica di comportamenti compensatori inappropriati (per es. uso di purganti, digiuno, eccessivo esercizio fisico) e non si verifica esclusivamente in corso di anoressia nervosa o bulimia nervosa.
Il sotto gruppo di soggetti obesi con bed presentano spesso un grado di obesità più grave ed un esordio precoce, l’utilizzi di diete ipocaloriche è precoce e frequente che, secondo alcune ricerche, sono la causa delle crisi di binge eating. Si riscontrano, inoltre, con maggiore frequenza psicopatologie come depressione, disturbi d’ansia, abuso di sostanze. Il disagio per l’immagine corporea è più grave. Il binge eating disorder è stato riscontrato anche in bambini ed adolescenti accompagnati da sovrappeso o obesità.
Altre abitudini alimentari che si osservano spesso in soggetti obesi sono:
- Night eating sindrom (NES) mangiare di notte, fu definita da A Stunkard nel 1955, ed è caratterizzata da iperfagia serale in cui al meno un quarto dell’introito calorico quotidiano avviene dopo cena o di notte in seguito a risvegli notturni, con una frequenza di al meno tre volte a settimana. Il NES è stato riscontrato in entrambi i sessi e viene ha un incidenza del 10% in soggetti che chiedono un trattamento per l’obesità e del 42% nei candidati alla chirurgia bariatrica. Si associa spesso ad umore depresso che peggiora verso sera ed alcuni studi mostrano come ci sia una diminuzione dei sintomi dopo un trattamento psicoterapeutico o farmacologico.
- Emotional Eating mangiare per placare emozioni o uno stato di malessere o di tensione. Il cibo sin dall’allattamento ha un potere calmante e in alcune persone si osserva un corto circuito tra il provare un emozione, sia spiacevole che spiacelo, e la ricerca di cibo.
- Il food craving è un altro comportamento, di per sé non patologico, ma che spesso si associa ad anoressia nervosa, bulimia nervosa, binge eating disorder, night eating syndrom e obesità. Il termine si riferisce alla bramosia irresistibile di un alimento specifico, come possono essere i dolci o il cioccolato, e che non può essere appagato da altri cibi. Il food craving non implica il mangiare smodato fino a sentirsi male.
- Iperfagia prandiale abitudine a mangiare grandi quantità di cibo ai pasti o in uno dei pasti, il soggetto non ha la sensazione di perdere il controllo sul mangiare, non vi è un vissuto di malessere rispetto ai cibi o le quantità assunte ed è legato al piacere del cibo. Spesso è legato alle abitudini familiari.
- Grazing (piluccare) è l’abitudine di spizzicare continuamente fuori dai pasti e durante l’arco dell’intera giornata che può determinare un elevato introito calorico. E’ un abitudine molto importante da riconoscere nel trattamento dell’obesità in quanto è spesso un comportamento automatico e distratto che induce il soggetto a sottovalutare il proprio introito calorico giornaliero e, per tanto, difficile da modificare.
La corretta valutazione delle abitudini alimentari dei soggetti obesi è fondamentale nel trattamento multidisciplinare che tale condizione implica. I cambiamenti nello stile alimentare e di vita che il trattamento dell’obesità prevede necessita di un supporto a lungo termine anche su un piano psicologico affinché i risultati ottenuti possano mantenersi nel tempo. La valutazione e il supporto psicologico-psichiatrica è importante anche nei trattamenti di chirurgia bariatrica sia nel preoperatorio che nel post operatorio. Nella fase preoperatoria è importante che si valuti la capacità di cooperare alle indicazioni post operatorie, per tanto si ritiene che in presenza di psicopatologie gravi (disturbi psicotici, depressione grave, disturbi di personalità), che non permettono una reale motivazione e cooperazione al trattamento, e la presenza di alcolismo o tossicodipendenza siano da considerarsi delle contro indicazioni al trattamento di chirurgia bariatrica. Il colloqui preoperatorio inoltre ha l’obbiettivo di individuare la presenza di psicopatologie pregresse o in atto che possono richiedere un trattamento psicologico o farmacologico, nel valutare la storia familiare e personale del soggetto al fine di individuare traumi o abusi o condizioni familiari che possono indurre un adattamento disturbato al cambiamento indotto dall’intervento. Infine consente di individuare gli stili alimentari che possono rivelarsi di ostacolo al buon esito del trattamento e che richiedono il supporto psicologico per poter essere modificati.
Bibliografia
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