ALBERTO PELLAI e BARBARA TAMBORINI (2018): Zitta! Le parole per far pace con la storia da cui veniamo.
Oscar Mondadori, Milano. pp. 351, Euro 12.50
recensione di Eleonora Pietropaoli
Zitta! Le parole per far pace con la storia da cui veniamo, di Alberto Pellai e Barbara Tamborini, è un esempio creativo e ragionato di come si possa usare la narrativa per promuovere momenti di crescita personale, favorire processi di introspezione e autoconsapevolezza, ma anche processi trasformativi.
Il testo, come definito dagli stessi autori, assume la struttura di “un romanzo terapeutico” poiché combina la potenza comunicativa della prosa letteraria all’efficacia della forma più strutturata dei testi di auto-aiuto, auto-terapia e psicoeducazione.
Zitta! infatti si sviluppa su un doppio binario: una parte romanzata, di cui Angela è la protagonista, e una parte saggistica, che fa riferimento ai concetti teorici della ben nota Teoria dell’Attaccamento, ma che si completa anche di interventi e di indicazioni pratiche, mirate a stimolare la riflessione e il cambiamento.
Il romanzo è centrato principalmente sulla figura di Angela, ma anche di sua figlia Chiara. Mentre la prima è rappresentativa di tutte quelle persone che vivono in uno stato di allarme costante, prive della possibilità di fidarsi completamente, la seconda incarna il concetto di resilienza, cioè la capacità di far fronte alle avversità della vita mutando gli eventi negativi in un momento di crescita e di trasformazione.
Attraverso la storia della protagonista, gli autori si propongono di accompagnare i lettori in un viaggio alla scoperta di se stessi, non solo di ciò che si pensa e si sente, ma di come si è arrivati a pensare e sentire proprio in quel dato modo. La narrativa diviene dunque uno strumento attraverso il quale chi legge può ridefinire “pezzi” della propria esistenza e – alla luce della Teoria dell’Attaccamento- comprendere lo stile relazionale con cui si muove nei legami significativi, fino a poter guardare alla propria esperienza interna con una prospettiva nuova e inusuale.
Zitta! è infatti rivolto ad ogni adulto ancora intrappolato nelle relazioni disfunzionali con la propria famiglia di origine, ma anche a chi, da genitore, vuole imparare a conoscersi per non ripetere “la storia da cui veniamo”. L’intento è di aiutare a riorganizzare un’immagine di sé svincolata dai condizionamenti del passato e a muoversi nel qui e ora come protagonisti attivi e responsabili della propria vita presente quanto del proprio futuro.
Ognuno dei 15 capitoli che compongono Zitta! mostra dunque due sezioni separate ma legate tra loro: il racconto e la saggistica.
La parte dedicata al racconto è mirata a favorire i processi di identificazione e di introspezione. Essa offre l’opportunità di ritrovare, nelle vicende della protagonista, affinità e somiglianze con la propria storia e dare voce a pensieri e sentimenti non sempre facili da descrivere.
La sezione saggistica è stata scritta per interagire direttamente con il lettore e si arricchisce di una struttura creativa e funzionale in grado di suscitare la curiosità e la partecipazione attiva di chi sfoglia queste pagine. E’ suddivisa in quattro paragrafi: parola chiave, domanda, azione e film consigliato.
Il primo paragrafo, che prende spunto da una parola chiave relativa al capitolo stesso del romanzo, assume una funzione psicoeducazionale e permette di ridefinire e di spiegare, in base alla teoria dell’attaccamento, i costrutti e i processi psicologici sottostanti gli eventi narrati.
Il secondo, denominato domanda, è mirato a promuovere le capacità metacognitive e autoriflessive (Fonagy e Target 1997) dei lettori, proponendo spunti di riflessione sulla propria esperienza individuale come anche interventi di decentramento e di defusione. Inoltre alcune delle domande sono tratte dalla Adult Attachment Interview e offrono la possibilità di realizzare quella che è stata l’affidabilità, la responsività e la stabilità delle figure di attaccamento, come anche di rappresentare se stessi in relazione a loro.
Il terzo paragrafo illustra una serie di homework, cioè di attività, di esercizi e di compiti pensati per lavorare in modo attivo e concreto sui cambiamenti positivi, ma anche per iniziare a sviluppare il senso di autoefficacia individuale (azione). L’ultimo paragrafo è infine dedicato ai titoli cinematografici (film consigliato). Per ogni capitolo vi è una pellicola accompagnata dal breve riassunto della trama, che ne delinea il filo rosso con l’argomento trattato nella sezione specifica.
La parte saggistica permette dunque di accostarsi a una nuova coscienza di sé e del proprio stile relazionale, ma anche di intraprendere un cammino per potenziare le risorse interiori e mutare il proprio registro interpersonale da passivo ad attivo.
L’intero volume è ben scritto, e ritrovo nuovamente la grande capacità degli autori di descrivere concetti complessi con un linguaggio semplice, chiaro ed empatico. Tra le pagine del volume è facile intuire lo spirito collaborativo con cui Pellai e Tamborini prendono per mano i lettori e li guidano a “ri-vedere” in modo costruttivo il proprio funzionamento nelle relazioni familiari, di coppia e nei legami genitori-figli . “Capitolo dopo capitolo le vicende di Angela diverranno l’occasione per acquisire il vocabolario di base della teoria dell’attaccamento di Bowlby e scoprirne l’impatto nella vita” (p. 4).
Zitta! Le parole per far pace con la storia da cui veniamo è un testo che può mostrarsi veicolo di cambiamento e inserirsi proficuamente all’interno dei percorsi terapeutici avviati o anche stimolare alcuni lettori ad attivarne di nuovi.
Eleonora Pietropaoli
Psicologa, Psicoterapeuta EMDR, Centro Clinico de Sanctis, Roma
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