La fisiologia e la patologia, l’estensione del fenomeno e le categorie a rischio, le modalità terapeutiche d’intervento terapeutiche e la costruzione di una rete sociale.
Fabio Presti, psicologo specializzato nelle trattamento di queste patologie affronta temi di forte attualità e impatto sociale in una videdeolezione prodotta da Apertamenteweb. In Italia ci sono trenta milioni di giocatori d’azzardo. Considerando solo la popolazione adulta, si tratta del 70 per cento delle persone. Siamo un popolo di scommettitori. Nel 2016, stando alle statistiche, il 54 per cento degli italiani ha giocato almeno una volta. Ma quanti sono gli italiani a rischio? I giocatori problematici variano dall’1,3 al 3,8 per cento della popolazione. In termini assoluti si tratta di un gruppo sociale che va dai 750mila ai 2.300.000 italiani adulti. Sono considerati problematici coloro che scommettono frequentemente «investendo anche discrete somme di denaro – ma che non hanno ancora sviluppato una vera e propria dipendenza».
Diverso il discorso per i giocatori “patologici”, che in preda a una vera e propria malattia non sono in grado di controllare la necessità di scommettere. I dati lasciano sorpresi: sono interessati da questa situazione dai 300mila al milione e 300mila italiani. Dallo 0,5 al 2,2 per cento dell’intera popolazione. Nel 2016 la raccolta dei proventi del gioco d’azzardo in Italia è cresciuta dell’8% rispetto a un anno prima, raggiungendo la quota record di 95 miliardi. Il fenomeno, inoltre, garantisce delle entrate erariali che ammontano a 10 miliardi di euro, ma si calcola che i costi per curare la ludopatia superino i 40 miliardi. Secondo una ricerca di Nomisma sono circa un milione e 240mila i giovani tra i 14 ed i 19 anni che ogni giorno tentano la fortuna.
Il primo focus è stato dedicato alla valutazione di abitudini, motivazioni e approccio dei giovani verso il gioco d’azzardo. L’indagine ha coinvolto un ampio campione di scuole secondarie di secondo grado italiane e ha visto la partecipazione di oltre 11mila ragazzi dai 14 ai 19 anni. Molti giovani (il 21%) iniziano a giocare per curiosità o per caso (20%); altri per semplice divertimento (18%), per il fatto che amici e familiari giocano (11%), o per la speranza di vincere una somma di denaro (11%).
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