“Attaccamento traumatico:il ritorno alla sicurezza” di Anna Rita Verardo (nella foto).
Giovanni Fioriti Editore (2016).
recensione di VANESSA DONAGGIO *
Uno spettacolo di trapezisti: così ho vissuto il libro di Anna Rita Verardo. Il fascino non è nella somma dei suoi frammenti, seppur di grande impatto, ma nel disegno, nella composizione che ogni “trapezista” contribuisce a creare dando vita ad uno spettacolo di volteggio, ricerca, presa e nuovamente lancio. Uno scenario di “legami” tra gli acrobati che esprime una visione della persona, della vita, del potenziale. Iniziare da un dipinto del ‘600 per arrivare ad una cartella clinica non è cosa da tutti, diciamolo.
Il volteggio è ambizioso e acrobatico, ma la presa è sempre salda, sempre sicura. Anna Rita Verardo passa con semplicità, chiarezza e colore tra i trapezi delle basi teoriche che compongono il modello d’intervento che caratterizza il centro clinico che dirige, accompagnando lettori curiosi, colleghi, genitori, insegnanti, addetti ai lavori. Un pubblico ampio che mai viene trascurato per una “categoria”o un’altra, anche qui in un equilibrismo soave che potrebbe non risultare così curato se non ci si soffermasse a notarlo. Così il viso della Madre dipinto da Artemisia Gentileschi ci apre le porte della teoria dell’attaccamento con l’eleganza di un passaggio ad arte che si accompagna una dimensione scientifica senza forzature né strappi.
La presa dopo il lancio è salda, l’arrivo in sicurezza. Poi le capovolte e i carpiati in aria: i trascritti che mostrano nella pratica come volare cambiando posizione, come la vita muta tra due trapezi, come la relazione sia un link affascinante, che se chiamiamo legame diventa la rete di sicurezza che ad ogni acrobata consente di osare. E oplà la presa al prossimo trapezio: il metodo EMDR. Cos’è? Come funziona? Perchè? La magia delle dita che sciolgono i traumi espressa con chiarezza e metodo, senza rinunciare al fascino della testimonianza. E poi ancora i Sistemi Motivazionali Interpersonali (SMI) e la teoria Polivagale, il Trauma e i traumi relazionali, cosa succede in un legame genitore-figlio/a e come influenzerà il futuro e da dove impariamo ad essere genitori e come si può cambiare. E oplà: come lavorare con famiglie adottive e come le esperienze infantili avverse (ACE) possono essere individuate e integrate, strumenti per genitori, insegnanti terapeuti. E ancora: il lutto trattato con profondità e tinte chiare che portano all’anima speranza di libertà: le cose accadono, ma si può sempre evolvere e farsi aiutare. La generosità dello “spettacolo”: nessuna sottrazione, nessun segreto taciuto.
Traspare chiaramente la voglia, la necessità direi, di condividere una visione, degli strumenti, delle conoscenze, un sapere, con chiunque abbia voglia di aprire la sua curiosità su un mondo psicologico che parla di ciascuno di noi, delle nostre relazioni, delle nostre scelte, dei nostri sentimenti, del nostro cervello. Mostra il legame tra le cose questo spettacolo di acrobati, in una metafora a più livelli: che siano quello tra le varie teorie, quello tra le autrici, quello tra i diversi lettori, quello tra gli aspetti della vita, che ad un lettore “profano”, suggerisce mondi di possibili cambiamenti e di libertà che spesso non affiorano dai libri di psicologia. “Si può cambiare” è il messaggio che investe il lettore, e non solo il curioso, ma anche il professionista, che talvolta le teorie incastrano, etichettano e la possibilità di vedere la potenzialità nell’altro è un fatto filosofico esistenziale, ma anche che necessita di strumenti ed esperienza.
Così possiamo godere dello spettacolo dalla “Culla alla tomba” come diceva Bowlby, con lo sguardo di chi si è liberato dal determinismo relazionale. E lo spettacolo continua con passaggi fondamentali come il legame tra lo stile di attaccamento e la scelta del partner, ma non solo. Una cartella clinica che può essere usata come spunto di riflessione personale, e consigli pratici per i genitori su come regolare l’umore dei figli partendo dal “che cosa sta succedendo” che è molto di più del “si fa così”. Un libro che sviluppa competenza senza imporsi, si potrebbe dire un libro “collaborativo” per far riferimento alla teoria dei SMI, che chiaramente manifesta l’intenzione di chi lo ha scritto. E dopo mille piroette essendo partiti da un dipinto si atterra su una favola, ultima tappa, base ferma, a ricordarci la “bambinitudine” di ognuno. E come dopo ogni spettacolo di acrobazia dopo lo stupore inizia la riflessione “quanto esercizio, quanto sudore, quanto sforzo, quanta generosità…”. Grazie.
Mi accingo alla seconda lettura di “Attaccamento traumatico: il ritorno alla sicurezza.” con occhi diversi, per cogliere altro e altro ancora. Che quando lo spettacolo è ricco è facile non cogliere i dettagli, lo sforzo necessario, i passaggi, ma lo sguardo d’insieme, iniziale, istintivo è sempre un gran momento per me, è come il primo incontro con un paziente: il momento più intenso di intuizioni e sensazioni, il momento in cui ci si sceglie.
* psicologa e psicoterapeuta del team Feel Safe
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